Riccardo Paletti - Imola 1982 (copyright Claudio Arisi)
Guardo il Gran Premio di Montreal e
all’improvviso mi torna in mente Riccardo Paletti. Un pensiero fastidioso,
doloroso come un senso di colpa che viene da lontano, da molto lontano. Chi è
Riccardo Paletti? Trenta anni fa avrei detto che Riccardo Paletti era un
ragazzo fortunato. Così avrei detto. Un ricco, un privilegiato. Vuole correre
in macchina? Fare il pilota? Il papà gli paga la Formula 3.
Riccardo Paletti Osella F.1 - Imola 1982 (copyright Claudio Arisi)
La conseguenza è una
stagione così così. Avrebbe bisogno di ambientarsi un po’, magari imparare
anche a guidare. Niente affatto, l’anno dopo è già promosso in Formula 2.
Sempre con i soldi di papà (importatore Pioneer dal Giappone). Risultato:
niente di strabiliante. La logica
suggerisce che sarebbe meglio accontentarsi, fermarsi, o lasciar perdere.. No, Riccardo
insiste, arriva la Formula 1, con la Osella, una macchina italiana: è il 1982.
Riccardo Paletti e Enzo Osella - Imola 1982 (copyright Claudio Arisi)
A
questo punto cominciano le critiche: Paletti non è all’altezza, i risolini, i
commenti velenosi. Ci sono dentro anch’io. E’ cattiveria? Invidia? Paletti è un
ragazzo fortunato. Fortunato? In Formula 1 non si qualifica pressoché mai, il
confronto col suo compagno di squadra, il francese Jean Pierre Jarier, è
impietoso: ma Jarier è un pilota esperto con più di cento Gran Prix alle
spalle.
E arriva il 13 giugno 1982, trenta anni fa, Gran Premio del Canada a Montreal. Finalmente Riccardo Paletti si è qualificato, ultimo posto in griglia, ma almeno può prendere il via. Tra due giorni compie 24 anni e sua mamma, di nascosto, vola in Canada per fargli una sorpresa ai box.
Riccardo Paletti 1982 (copyright Claudio Arisi)
Alla
partenza la Ferrari di Didier Pironi, in pole position, spegne il motore. Tutti
lo schivano per un pelo, Riccardo no, lo vede all’ultimo momento, o forse non
lo vede proprio, e lo centra a 160 km orari. Una botta spaventosa. Resta
intrappolato nella carcassa dell’auto con gravi fratture alle gambe e al
costato. L’auto prende fuoco, brucia, poi viene spenta. Riccardo Paletti viene
estratto dal rottame dopo un tempo interminabile. Ha inalato vapori di benzina
e liquido antincendio e questo rende la rianimazione un’impresa disperata.
Nemmeno il massaggio cardiaco è possibile, le costole gli hanno perforato i
polmoni. Riccardo Paletti muore così. Al suo primo Gran Premio, varcando di
pochi metri la linea di partenza. Una maledetta tragedia. Povero Riccardo
Paletti, povero sfortunato ragazzo.
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