11 giugno 2012

UN RAGAZZO FORTUNATO

Riccardo Paletti - Imola 1982 (copyright Claudio Arisi)
  
  Guardo il Gran Premio di Montreal e all’improvviso mi torna in mente Riccardo Paletti. Un pensiero fastidioso, doloroso come un senso di colpa che viene da lontano, da molto lontano. Chi è Riccardo Paletti? Trenta anni fa avrei detto che Riccardo Paletti era un ragazzo fortunato. Così avrei detto. Un ricco, un privilegiato. Vuole correre in macchina? Fare il pilota? Il papà gli paga la Formula 3.
Riccardo Paletti Osella F.1 - Imola 1982 (copyright Claudio Arisi)

  La conseguenza è una stagione così così. Avrebbe bisogno di ambientarsi un po’, magari imparare anche a guidare. Niente affatto, l’anno dopo è già promosso in Formula 2. Sempre con i soldi di papà (importatore Pioneer dal Giappone). Risultato: niente di strabiliante.  La logica suggerisce che sarebbe meglio accontentarsi, fermarsi, o lasciar perdere.. No, Riccardo insiste, arriva la Formula 1, con la Osella, una macchina italiana: è il 1982.
Riccardo Paletti e Enzo Osella - Imola 1982 (copyright Claudio Arisi)

  A questo punto cominciano le critiche: Paletti non è all’altezza, i risolini, i commenti velenosi. Ci sono dentro anch’io. E’ cattiveria? Invidia? Paletti è un ragazzo fortunato. Fortunato? In Formula 1 non si qualifica pressoché mai, il confronto col suo compagno di squadra, il francese Jean Pierre Jarier, è impietoso: ma Jarier è un pilota esperto con più di cento Gran Prix alle spalle.
Box Osella F.1 - Imola 1982 (copyright Claudio Arisi)

 E arriva il 13 giugno 1982, trenta anni fa, Gran Premio del Canada a Montreal. Finalmente Riccardo Paletti si è qualificato, ultimo posto in griglia, ma almeno può prendere il via. Tra due giorni compie 24 anni e sua mamma, di nascosto, vola in Canada per fargli una sorpresa ai box.
Riccardo Paletti 1982 (copyright Claudio Arisi)

Alla partenza la Ferrari di Didier Pironi, in pole position, spegne il motore. Tutti lo schivano per un pelo, Riccardo no, lo vede all’ultimo momento, o forse non lo vede proprio, e lo centra a 160 km orari. Una botta spaventosa. Resta intrappolato nella carcassa dell’auto con gravi fratture alle gambe e al costato. L’auto prende fuoco, brucia, poi viene spenta. Riccardo Paletti viene estratto dal rottame dopo un tempo interminabile. Ha inalato vapori di benzina e liquido antincendio e questo rende la rianimazione un’impresa disperata. Nemmeno il massaggio cardiaco è possibile, le costole gli hanno perforato i polmoni. Riccardo Paletti muore così. Al suo primo Gran Premio, varcando di pochi metri la linea di partenza. Una maledetta tragedia. Povero Riccardo Paletti, povero sfortunato ragazzo. 

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