Oggi è il 19 maggio 1962, c’è il sole, c’è l’erba, ci sono i
fiori. Oggi passa la prima tappa del
Giro d’Italia: la Milano – Tabiano Bagni di 185 km.
Tutta la
gente di Torricella del Pizzo è affollata lungo la strada che va a
Casalmaggiore. Io ho 5 anni, sono con mio papà e la nonna Ines: la
nonna è vestita di nero perché il nonno è morto da tre mesi. La mamma è a casa con
la Simona che è troppo piccola.
Cominciano a passare delle macchine, poi motociclette, poi ancora macchine, in colonna, come a uno sposalizio. Poi moto della polizia, e macchine, colorate, piene di reclame, macchine americane, scoperte, lunghissime, con la coda a pinna di squalo, ci sono sopra uomini insieme a ragazze.
La folla urla: passa Gino Bramieri, ovazioni, passa Mike Bongiorno, ha gli occhiali da sole e un foulard intorno al collo. Tutti battono le mani.
Cosa succede? C’è del movimento. Da un furgone tirano
dei cappellini da corridore, la gente si lancia, poi gettano delle caramelle,
scorgo qualcosa di voluminoso cadere su una massa di mani: il Nino ha
abbrancato un pacco di caffè Lavazza. Che fortuna! E noi, niente? Vedo un piccolo
oggetto nero, volare sulla mia testa, mio papà svelto allunga le sue braccia
abbronzate e lo prende al volo. Bravo! Cos’è? Una bottiglietta, una mignon
dell’amaro Ramazzotti, Evviva! Sono contento, batto le mani. Fammela vedere!
Com’è lucida! Anche la nonna è contenta, dice che un Ramazzotti fa sempre bene.
Adesso devono arrivare i corridori: silenzio,
attesa, passano due poliziotti in moto e poi nel silenzio il primo ciclista:
è da solo, con una maglietta azzurra, spinge a tutta birra piegato sulla bicicletta luccicante, nel silenzio irreale sento il suo respiro rantolante, è sudato. Chi è? Come si chiama? E’ Vito Taccone! Bravo! Bravo!! Chissà se ce la fa a vincere...
Passa un minuto, 5 minuti, 5 ore, non lo so più, mi sembra un intervallo infinito e poi, all’improvviso, il gruppo.
foto di Adriano Maini tratta da mainiadriano.blogspot.it
E’ una folata di vento, il rumore dei raggi delle ruote fa venire in mente uno sciame di cavallette. Di cavallette affamate. Passano veloci, colorati, e sono già lontani.
Ecco, è finito, è stato bello.
A casa racconto tutto alla mamma, la bottiglietta
di Ramazzotti la mettiamo nel frigo, ma, dal paese, vengono in tanti per
guardarla, allora la tiriamo fuori.
Tutte le sere, il papà ne beve un piccolo sorso. Ogni tanto io apro il frigo e la guardo, la prendo in mano, guardo se è calata, poi la rimetto via.
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